mercoledì 23 maggio 2018

La mia amica Cecilia



Stamattina avevo un appuntamento con Cecilia, la mia amica di pancia, nonché mamma e casalinga a tempo pieno. Ci siamo conosciute durante il corso di preparazione al parto. Io attendevo Francesco e lei Federico. Eravamo un gruppo di dodici donne gravide sedute in cerchio, ciascuna nella sua sedia scomoda con i piedi gonfi e la schiena a pezzi. Lei era la mia vicina e mentre io pensavo a quanto fosse odiosa Jessica, una ragazza di ventiquattro anni, alta due metri e con una pancia inesistente nonostante fosse al settimo mese, lei trasformò i miei pensieri in parole.

“Quanto è odiosa Jasmine, ma quanti anni ha? Dieci?” Mi sussurrò all’orecchio.
“Jasmine chi?” Risposi, mezzo addormentata per effetto degli ormoni.
“Quella bionda atteggiata senza pancia, il suo povero bambino starà morendo di fame. Sempre che sia davvero incinta. Tu che stai studiando psicologia, non è che ha una gravidanza isterica?”
“Si chiama Jessica, che nome da sfigata”.
“Tu mi piaci”.
“Anche tu, ma com’è che ti chiami?”

Da quel giorno non ci siamo più separate: sono trascorsi quasi dodici anni. Purtroppo non ci siamo potute separare neanche da Jessica, che intanto si è rifatta seno e labbra. Quasi fossimo cadute vittime di un crudele incantesimo, la incontriamo ovunque e la cosa peggiore è che i nostri figli sono nella stessa classe fin dalla Scuola dell’Infanzia.

Parlare con Cecilia mi alleggerisce il cuore e mi fa stare sempre meglio. Sa quando ho bisogno di ridere, quando di silenzio e quando solo di un abbraccio.

Dinanzi ad un cappuccino alla soia ed una pasta vegana, le ho raccontato della partenza di Jacopo e lei, con la sua proverbiale delicatezza, mi ha detto che di certo vuole lasciarmi, e che dovrei essere contenta di potermi liberare di Brontolo, soprannome con cui lo chiama da sempre. Forse ha ragione. Forse una separazione potrebbe non essere la cosa peggiore, ma una possibilità per entrambi di rincominciare ad essere felici. Forse.

Lui si trova a Bologna da tre giorni: ha chiamato tutte le sere per poter parlare con Francesco e Valentina, non ha mai chiesto nulla che avesse a che vedere con me.

Tratto dal libro “Forse sì” di Stefania Corda


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