La mattina mi sveglia il
profumo del caffè.
Accendo l'abatjour e mi
accorgo che in camera non c'è più nessuno. Con passo incerto cerco di
raggiungere la cucina. Sono tutti lì,
concentrati sulla colazione e sulla camicia a fiori che il marito della
fruttivendola indossa ogni giorno dell'anno. Mia madre accarezza nonna Fortunata che
ricambia stringendole affettuosamente una mano.
“Questa è per te”, mi
dice Jacopo indicandomi la rosa appoggiata sul tavolo. “L'ho vista giù in
giardino e ti ho pensato”.
“Grazie”, bofonchio.
“Almeno hai trovato il modo di risparmiare”.
Nessuno osa parlare. Forse sono stata poco
gentile, ma non può bastare una rosa per risolvere i nostri problemi. Per gli
uomini sembra tutto così maledettamente facile. Per noi donne non lo è affatto.
Anzi.
Sento la psicologa
interiore fremere, ma questa volta sono assolutamente intenzionata a non farla
interferire. Ha letto troppi libri sulla psicoterapia di coppia: comprensione, equilibro, co-responsabilità:
sono concetti che possono andar bene per le altre coppie, ma non per me, Marta
e Cecilia. Succeda quel che succeda, Jacopo, Diego ed Ettore avranno sempre ed irrimediabilmente
torto. Come direbbe Sabina, punto e a capo.
È arrivato il momento di ritornare
a casa. Prima di risalire in macchina mi avvicino alla nonna, e le chiedo cosa
sia successo con la mamma.
“Una scatola di biscotti
ci aveva fatto litigare, ma ora è tutto risolto”, risponde mentre allontana Pepito
Otto dai suoi piedi e dai miei.
“So che è stata la
scatola di biscotti ad avervi fatto litigare, ma Sabina non mi ha mai detto
perché. Magari puoi dirmelo tu”, insisto incuriosita.
“Potrei sì, ma tu mi
dovrai prima spiegare il motivo della risposta che hai dato stamattina a tuo
marito”.
“A presto nonna. Ti
voglio bene”.
Tratto dal libro “Forse sì” di Stefania Corda
Nessun commento:
Posta un commento